pierluigi cocchi
Pierluigi Cocchi nasce a Santa Sofia di Romagna 12.11.1948. Consegue il Diploma di Maestro d’Arte all’ Istituto d’Arte di Forlì nel 1972, sezione Arte dei metalli e Disegno professionale per l’arredamento. Ha come maestri il pittore Bolognese Alfonso Frasnedi per il disegno professionale, e Raffaele Mondini come maestro per le Arti plastiche e modellazione scultorea.
PROGETTISTA - DESIGNER PITTORE E SCULTORE
Dal 1974 abita a Seregno in provincia di Monza e Brianza
Per essere libero nella sua ricerca artistica dal 1974 ha svolto attività di designer per importanti aziende italiane del settore arredamento.
Dal 2010 si dedica esclusivamente alla ricerca artistica in campo pittorico e scultoreo.
La sua ricerca artistica inizialmente affrontata e risolta con ritmo pittorico, geometrico, spaziale, matematico, con una tavolozza formata da pochi ma sostanziali colori, aveva e ha in se elementi di poesia; specialmente la dove univa e unisce silenzio e mistero, la dove lo spazio ha accolto l’unicità di forme, dove il colore unico ha celebrato e celebra il contrasto enigmatico fra ombra e luce, rifiutando cioè totalmente l’elemento scenografico che è nella pittura cui siamo stati generalmente abituati.
Successivamente il percorso artistico dell’artista si fa più composito: dagli inizi segnati dall’esperienza figurativa espressionista, perviene all’astrattismo geometrico, per risolversi successivamente in una scelta carica d’intenzionalità innovativa, trascendendo la dimensione del dipinto su tavola o su tela, approdando negli anni ‘90 a una felice fusione tra pittura e scultura.
Questa nuova dimensione permette all’artista di affrontare tramite la sua arte i problemi della società contemporanea, specie laddove il divario tra ricchezza e povertà si fa evidente e drammatico.
La sua arte esprime l’equilibrio della sintesi fra opposti che si conciliano, fra modernità e tradizione, risolvendo l’eterna lacerazione in una summa serena e appagante.
Se prima, nei suoi Totem e nei suoi paesaggi francesi, appariva un divieto come monito, “VIETATO, NON SI PUO’ DISTRUGGERE” ora nei suoi ultimi lavori “MANIFESTI METROPOLITANI” e “MURI METROPOLITANI” quel divieto si fa ancor più pressante e monito assoluto.
In questi lavori il rapporto fra ricchezza e povertà è evidente ed esplicito.
Gli elementi verticali colorati rappresentano i grattacieli delle grandi metropoli a fianco di facciate di palazzi cittadini compaiono manifesti pubblicitari con visi di graziose ragazze invitanti, in basso vetrine di negozi d’alta moda attraenti quasi a dire prendimi acquistami sei mio “schiavo”, sui marciapiedi figure accasciate, ferite, stuprate, malmenate in poche parole “schiave”.
La solitudine metropolitana dove tutto è ma dove molti non possono più ottenere (per mille ragioni).
Richiami della pubblicità, richiami all’acquisto ad ogni costo, consumare apparire, essere ma chi non ce la fa soccombe. Nuove forme di schiavitù, sottile ironia, verità contemporanee. Muri metropolitani con i loro graffiti, i loro manifesti con sguardi nel vuoto e perplessi, i colori delle città moderne piene di vita e di certezze e incertezze, culture diverse, primordiali storie lontane di culture lontane si fondono nella civiltà contemporanea. Si incontrano si scontrano si amalgamano.
Un lavoro chiaro e luminoso quello del romagnolo Cocchi che però ci pone dinnanzi a forti riflessioni e a una profonda meditazione.