di Anna Stomeo
Il rapporto tra arte contemporanea e territorio pugliese costituisce il fulcro tematico del volume di Cecilia Pavone, critica d’arte e giornalista, dal titolo “Puglia artisti, luoghi e sperimentazioni nell’arte contemporanea”, Milella Edizioni 2023.
Frutto di un lungo percorso di ricerca sul territorio dell’arte pugliese contemporanea, il volume - ricco e articolato - raccoglie gli articoli le recensioni, i saggi critici e le interviste, ad artisti ed operatori d’arte, pubblicati dall’autrice dal 2011 al 2023 su cataloghi, quotidiani e varie riviste di arte contemporanea, digitali e cartacee.
Si tratta di un lavoro puntuale e dilazionato nel tempo che ci aiuta a comprendere i contesti artistici territoriali, in modo diretto e immediato, spesso dalla stessa voce degli artisti che Pavone intervista con perizia critica e competenza giornalistica. Di formazione filosofica, Cecilia Pavone, infatti, ha sempre unito, nel suo lavoro di critica d’arte, la indispensabile riflessione teorico-filosofica alla tecnica della giornalista impegnata sul campo, e cioè nell’ incursione in mostre, gallerie, musei, luoghi istituzionali e tradizionali dove gli artisti espongono le loro opere e si espongono al confronto con la critica.
Emergono così analisi tanto uniche, perché svolte nell’immediatezza dell’evento vissuto, quanto articolate e profonde, perché inserite in una visione ampia e colta, attenta a fare emergere, dal particolare, lo stato generale dell’arte, le sottili sfumature che attestano una direzione di ricerca complessiva, in cui far convergere impressioni e le emozioni, le visioni dominanti e quelle sottese, che contribuiscono alla caratterizzazione artistica del territorio.
Numerosi e vari sono infatti i luoghi culturali visitati da Pavone attraverso la mediazione dell’arte, che allarga gli orizzonti di visione verso la letteratura, la musica e il teatro. Un’apertura teorica e di contenuti, che le consente di analizzare le opere visive come quelle letterarie, poetiche e performative teatrali (fino a comprendere anche Antonio Verri ed Eugenio Barba) con il metodo della poiesis che, come la stessa autrice specifica, le consente di privilegiare l’approccio creativo e immediato dell’artista in generale, al di là delle mediazioni storiche e, per così dire, degli steccati disciplinari.
Un metodo che Pavone elabora, propone e sperimenta con risultati tanto coinvolgenti, quanto suggestivi, nella misura in cui ad ogni artista viene riconosciuto un milieu personale e intimo in cui collocare la propria prassi creativa e su cui essere ‘valutato’, senza pregiudizi, dal critico. Una sorta di confronto/dialogo in cui entrambi, artista e critico, collaborano alla rivelazione dell’arte, ai percorsi di senso che la determinano e la giustificano in un contesto avvertito come determinante.
Tra gli obiettivi principali della ricerca di Cecilia Pavone vi è, infatti, quello di individuare il rapporto tra arte e genius loci della Puglia, tra creatività e folklore, tra mito e identità storica. Un interrogativo filosofico che, in una dimensione post mediale come quella che stiamo vivendo, chiama direttamente in causa la sopravvivenza stessa del territorio, come punto di riferimento vissuto e non solo virtuale, per l’artista contemporaneo.
L’autrice, da filosofa, è consapevole dell’ impossibilità di una risposta, ma, da critica e da giornalista, abituata a immergersi e confrontarsi con la poiesis dell’ arte, finisce con il consegnarci un panorama prezioso ed un percorso esclusivo ed indimenticabile nell’arte contemporanea, senza ossessioni cronologiche e di genere, completamente affidato alla visione critica e percettiva. In tre densi capitoli il volume ci racconta le ultime generazioni di artisti pugliesi mettendo a confronto i “Maestri” con gli artisti più giovani, un confronto non di merito, ma di produzione creativa specifica, sempre in relazione al contesto che la coinvolge e l’avvolge.
Con le interviste ad alcuni artisti, colti nel vivo delle loro sperimentazioni, Cecilia Pavone ci introduce, da spettatori, in un universo semiotico reso accessibile attraverso l’apparente immediatezza delle parole, che, mettendo insieme percezioni presenti e richiami remoti, aprono alla comprensione di universi circostanziati, in cui la consapevolezza conoscitiva dell’artista viene sollecitata all’autentica comunicazione e all’empatia. L’idea di fare dell’intervista un punto di partenza dell’interpretazione risulta senz’altro originale e contribuisce a smentire, sul piano del metodo e dell’approccio, la tradizionale ‘supponenza’ attribuita all’attività del critico d’arte (contro cui a suo tempo tuonava Carmelo Bene), e a riconoscergli invece il grande merito di mediatore di linguaggi complessi e diversi e di divulgatore di percorsi conoscitivi. Tanto più che, nel secondo capitolo del volume, Pavone ci pone direttamente a contatto con gli operatori culturali dell’arte pugliese che agiscono negli spazi istituzionali, nei musei, nelle gallerie pubbliche e private e che costituiscono il nerbo operativo dell’intero discorso dell’arte pugliese contemporanea. Anche qui l’intervista gioca un ruolo di primo piano nel riferire luoghi e situazioni, motivazioni e obiettivi, fino a comprendere eventi di carattere folklorico (significativa a questo proposito l’intervista a Jannis Kounellis in occasione della Fòcara di Novoli), tradizioni e simboli le cui contaminazioni con l’arte contemporanea non possono essere messe in discussione e che si articolano sul lungo e variegato territorio regionale, dalla Daunia al Salento.
Nel terzo capitolo del volume Cecilia Pavone indaga abilmente ed efficacemente “la Puglia come contesto espositivo per artisti contemporanei italiani e stranieri”, in un arco di tempo ampio, compreso tra il 2011 e il 2023, con interviste e recensioni che confermano, ancora una volta, il valore unico di documentazione storiografica che l’intero volume assume, in vista di una ricostruzione fedele e attenta dell’Arte Contemporanea in Puglia.
Cecilia Pavone, la cui elegante e misurata scrittura critica contribuisce a rendere ancora più prezioso questo volume, ha curato mostre di arte contemporanea in diverse località italiane e ha collaborato con l’Accademia di Belle Arti di Lecce. Laureata in Filosofia all’Università di Bari, si rivela tra le più attente esperte di fenomenologia dell’arte contemporanea.