E’ prevista per domenica 28 gennaio 2024, alla Chiesa di S.Angela Merici di Milano, la donazione dell’opera di Pino Pinelli “Disseminazione Sacra” (2023), in ceramica a terzo fuoco e oro zecchino. La donazione, presentata da Lorenzo Madaro, si svolgerà dopo la funzione delle 11.30.
Queste le motivazioni dell’artista:
“Caro Padre Luca,
l’opera in ceramica oro, che dono alla Chiesa di S. Angela Merici e che in modo assolutamente unico ed eccezionale avrà un titolo: “Disseminazione Sacra”, ha per me un importante valore sia come artista, sia come uomo, sia come fedele.
Questa Chiesa è stata sempre vicina alla nostra famiglia: la frequentava tutti i giorni mia suocera che si faceva accompagnare da mia figlia bambina che decenni dopo l’ha scelta per sposarsi e vi ha costruito la sua vita di fedele… suo figlio Angelo, mio nipote, presso questa Chiesa ha ricevuto i suoi primi Sacramenti, giocato all’Orpas Judo, frequentato il Catechismo.
Questa che può sembrare una “concessione” alla nostra famiglia invece è intrinseca del lavoro, della mia lunga vita di artista militante nell’Arte Contemporanea italiana e internazionale e la Disseminazione è la mia cifra artistica che ha proprio in sé questo concetto: “seminare” l’arte e attivare spazi a volte passivi come ad esempio il muro dove verrà allestita.
Così come questi 18 elementi di oro purissimo, seminano idealmente e metaforicamente il SEME sacro come l’oro (colore da me scelto come massimo grado di preziosità) e come la forma che ricorda un chicco, (un seme appunto) di ogni singolo elemento da me pensato, per diffondere artisticamente la Parola di Dio, in questa Chiesa di Milano, che ci ha sempre accompagnato nella nostra vita cristiana e che da sempre è stata sensibile all’Arte Contemporanea”.
A proposito del rapporto di Pino Pinelli con l’arte ceramica, l’artista ha dichiarato:
“La ceramica sin da ragazzo mi ha affascinato; infatti da Catania andavo spessissimo a Caltagirone, il ridente paese costellato e abbellito dalle sue caratteristiche ceramiche, tra cui ricordo la famosissima e sontuosa scalinata barocca, interamente decorata nelle alzate dei gradini da mattonelle policrome. Poi, c’è stato l’incontro con il mio Prof. di Plastica: Dino Caruso, un uomo che aveva studiato a Roma con Prampolini, e che aveva portato a Catania una vera sferzata di novità, di contemporaneità e io spesso lo seguivo nel suo studio/laboratorio, accostandomi a questa tecnica che con il suo timbro cromatico acceso, determinato e fulgido, in cui non sono contemplati il sottotono e le sfumature ma, anzi, il colore è steso puro ed è esaltato dalla lucente brillantezza ottenuta con la tecnica del “terzofuoco”, unitamente alla plasticità della forma mi seducevano con potenza.
Quando mi sono avvicinato, come artista, la primissima volta qualche decennio fa, l’ho fatto con timore, ma più recentemente insieme al maestro ceramista Rossicone, ho ricominciato a riavvicinarmi a questa tecnica “tentatrice” con più determinazione e soprattutto con la preponderante volontà di osare e sperimentare i colori che erano complessi da ottenere in pittura, come volevo io, cioè: i colori metallici.
Per esempio il piombo che diventa quasi un argento, che esprime e potenzia la suggestione misteriosa del grigio; l’oro che aggiunge una valenza aulica, sontuosa, preziosa e sacrale alle mie forme e disseminazioni (prima pittoriche).
Volevo capire e mi interessava sapere come questi “colori” si sposassero con il mio timbro e la mia plasticità, come si rapportassero nelle corrugosità e nei solchi del mio muovere la superficie aggiungendo inoltre un ulteriore elemento: la rifrazione della lucentezza brillante sulla plasticità della forma, tipica della ceramica”.
Note biografiche Pino Pinelli
Pino Pinelli nasce a Catania nel 1938, dove compie gli studi artistici. Nel 1963 si trasferisce a Milano, dove tuttora vive e lavora, affascinato e attratto dal dibattito artistico di quegli anni, animato da figure quali Lucio Fontana, Piero Manzoni, Enrico Castellani. Nel 1968 tiene la sua prima mostra personale alla Galleria Bergamini. Nei primi anni Settanta Pinelli avvia una fase di riflessione e di ricerca, in cui tenta di mettere a fuoco l’imprescindibile nesso fra tradizione e innovazione, con particolare attenzione alla superficie pittorica, alle vibrazioni della pittura. Nascono così i cicli delle “Topologie” e quelli dei “Monocromi”, la cui superficie comincia a essere mossa da una sottile inquietudine, quasi che l’artista volesse restituire il respiro stesso della pittura. Queste esperienze lo inseriscono nella tendenza che Filiberto Menna definì “Pittura analitica”, anche se dal 1976 Pinelli riduce drasticamente la dimensione delle sue opere, che si vanno collocando nello spazio, accostate l’una all’altra, come se una deflagrazione avesse investito le sue grandi tele e avesse generato una disseminazione dei loro frammenti nello spazio.
Rompere il concetto di quadro in frammenti è l’atto “disperato” del pittore europeo che avverte il peso della storia, si sente schiacciato da questa enormità imprescindibile che è la coscienza di ciò che è stato prima: l’unico atto possibile è dunque quello di “pensare” la pittura più che di “farla”. Nell’opera il “rettangolo tagliato” la parete diventa protagonista in quanto perde la sua condizione di neutralità creando un tutt’uno con il lavoro, mentre nei lavori costituiti da più elementi pittorici questi si moltiplicano e migrano seguendo un percorso prestabilito, leggermente ad arco, quasi a voler mimare il gesto del “seminatore”, dando così luogo alla disseminazione.
Al di là delle etichette di “Pittura analitica”, le opere di Pinelli sono corpi inquieti di pittura in cammino nello spazio, fluttuanti e migranti in piccole o grandi formazioni, fatte di materiali che recano impressi i segni di un’ansiosa duttilità, e che esaltano la fisicità tattile e la felicità visiva di un colore pulsante di vibrazioni luminose. Tra le numerosissime mostre personali e collettive in un arco temporale di oltre cinquant’anni, ricordiamo soltanto: la Biennale di Venezia (1986/1997), la Quadriennale di Roma (1986/2006) e la Triennale d’Arte Lalit Kala Akademi di Nuova Delhi (1986).
Recentemente la sua città natale Catania, dedica un’importante mostra antologica dove tiene anche una lectio magistralis (2016) e lo premia con la Laurea honoris causa per l’unicità, originalità e coerenza della sua opera in Italia e all’estero. Nello stesso anno ha tenuto una personale al Multimedia Art Museum di Mosca e il regista italiano Mimmo Calopresti ha realizzato un docufilm La luce di Pino Pinelli che viene presentato al Taormina Film Festival nel 2017.
A Milano nel 2018 ha tenuto una grande mostra monografica nelle sale di Palazzo Reale e alle Gallerie d’Italia Pino Pinelli. Pittura oltre il limite ed è stato insignito del titolo di Accademico dall’Accademia di Belle Arti di Perugia.
A Basilea nel 2021 ha partecipato ad Art Unlimited, con una monumentale disseminazione di 100 elementi, appositamente realizzati per l’esposizione.
A Tokyo nel maggio del 2022 è stato invitato a rappresentare l’arte contemporanea italiana all’interno dell’evento “Italia Amore Mio” coordinato e realizzato dalla Camera di Commercio Italiana a Tokyo.
Infine, l’Università degli Studi di Milano Bicocca e Accademia di Belle Arti di Brera gli hanno conferito il Premio BreraBicocca 2021/2022 per il suo personalissimo linguaggio espressivo in quanto esponente di spicco della “Pittura analitica”.
Le sue opere sono in numerose collezioni museali permanenti tra le quali: le Gallerie d’Italia di Milano, il Museo del Novecento di Milano, l’Università Bocconi e l’Università degli Studi Bicocca di Milano, il Centre Pompidou di Parigi, il Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma, la Collection CMR di Monaco, la Collezione di San Patrignano di Rimini, la Fondazione Pablo Atchugarry in Uruguay, la Fondazione Zappettini di Chiavari, il MA*GA di Gallarate, il MACAM – Museo di Arte Contemporanea all’Aperto di Morterone, il MACTE – Museo di Arte Contemporanea di Termoli, la Margulies Foundation di Miami, il Mart di Trento e Rovereto, i Musei Civici di Lecco, il Museion di Bolzano, il Museum Art.Plus di Donaueschingen e Palazzo Valle a Catania.