Una realtà divenuta, in pochi anni, parte integrante dell’humus culturale che caratterizza la Capitale del Barocco. E’ LO.FT, spazio dedicato alla fotografia contemporanea, situato nella zona centrale di Lecce. Nato nel 2015, da un’idea della salentina Francesca Fiorella, seguita dalla pisana Alice Caracciolo, LO.FT è al contempo scuola di fotografia altamente specializzata, poliedrico spazio espositivo, libreria e luogo di ritrovo. L’impegno e la determinazione delle due professioniste, che hanno un nutrito background di studi ed esperienze nel mondo della fotografia e del visual design, hanno dato i loro frutti, visto che LO.FT risulta un centro molto frequentato, sia per la vasta offerta didattica e di alto livello, che prevedono corsi con grandi nomi della fotografia quali, ad esempio, Maurizio Galimberti e Denis Curti, sia per la ricercatezza delle mostre ivi organizzate, che promuovono spesso artisti emergenti. Tutto nasce da un amore viscerale per la fotografia: la dedizione delle due professioniste, sfociato nel progetto – riuscito – di LO.FT, costituisce un esempio di come il Meridione, nonostante le note difficoltà legate alla mancata valorizzazione culturale, possa costituire la culla di un rilancio dell’arte contemporanea declinata nel suo aspetto più innovativo. Lobodilattice, all’interno della rubrica “Focus on cultural worker”, ha intervistato Alice Caracciolo e Francesca Fiorella, per approfondire le informazioni riguardanti l’interessante realtà culturale di LO.FT.
Il progetto LO.FT, finalizzato alla valorizzazione - attraverso l’insegnamento e la promozione artistica - della fotografia contemporanea, nasce a Lecce, nel 2015. Alice, hai seguito, in Salento, Francesca Fiorella in questa avventura: come nasce la vostra collaborazione professionale?
Alice Caracciolo: “Sono rientrata a Lecce dopo essermi formata in Italia e all'estero. Subito dopo il rientro, ero un po' scoraggiata e poco motivata dal punto di vista lavorativo, fino a quando non ho incontrato Francesca che mi ha raccontato dell'idea di LO.FT che era in cantiere e mi ha invitata ad essere parte attiva di questa bella iniziativa. Ho subito accettato e questa proposta ha anche risollevato il mio umore e mi ha dato la giusta spinta per reinventarmi e iniziare a lavorare nella mia città. Sin da subito abbiamo costruito insieme quella che era l'identità di LO.FT e che in parte è ancora oggi, anche se negli anni ci sono state naturalmente delle modifiche sostanziali, grazie anche alla vincita, di recente, di un bando regionale”.
La realtà di LO.FT - scuola di fotografia e visual design, che propone un percorso formativo biennale altamente specializzato, con workshop tenuti da illustri docenti del settore, ma anche mostre ed eventi culturali tematici – si è radicata nel tessuto culturale della città. Ma, all’inizio del vostro percorso, come siete riuscite a vincere le perplessità nella realizzazione di questo ambizioso progetto nel Salento, splendida terra si, ma ancora carente a livello istituzionale, per quanto riguarda l’arte contemporanea?
Francesca Fiorella: “Nel 2015, quando ho scelto di investire capitale ed energia in quello che pensavo fosse solo un sogno nel cassetto, ero molto più incosciente di adesso. Ho dato ascolto al mio istinto e a ciò che avvertivo come una mancanza da colmare nella mia città, stanca di aspettare buone notizie da un’amministrazione che fino a qual momento aveva dimostrato molte lacune nell’ambito delle politiche culturali. Avevo la convinzione che far vivere uno spazio potesse essere la migliore forma di resistenza dal basso per soddisfare queste esigenze. I miei genitori sono stati i primi a supportarmi e darmi coraggio nell’avviamento di LO.FT.
In seguito ho coinvolto Alice che ha appoggiato il progetto e con il tempo e la pazienza abbiamo messo su una piccola impresa culturale”.
Perchè avete scelto il nome LO.FT?
Francesca: “Il nome è stato scelto per due motivi abbastanza semplici. LO.FT è l’abbreviazione di Locali Fotografici, un nome che a mio parere rimandava nell’immediato a un posto legato alla fotografia.
Il secondo motivo ha una visione più romantica e meno funzionale: l’idea era quella di ricreare un luogo dove ci si potesse sentire a proprio agio, varcarne la soglia spinti dalla curiosità di conoscere i mille mondi del visuale, condividere e proporre progetti senza necessariamente essere degli artisti, vivere lo spazio anche solo per il piacere di sedersi sul divano e sfogliare un libro.
Come nasce la vostra passione per la fotografia?
Francesca: “A casa mia la fotografia è sempre stata presente, tra macchine fotografiche e libri di ogni dove. Di sicuro uno dei ricordi più belli era andare con mio nonno dal fotografo vicino casa, consegnare il rullino e aspettare che fosse pronto. L’attesa superava, senza dubbio, le aspettative del risultato.
Sono laureata in Scienze politiche e i miei studi sono sempre stati caratterizzati da materie come la sociologia e l’antropologia. E’ stato quasi istintivo affiancare al mio percorso il medium fotografico.
Alice: “Non so dire il momento esatto in cui è nata la passione per la fotografia, ma sicuramente gli insegnamenti di storia della fotografia all'università mi hanno fatto avvicinare a questo mondo. Mi sento molto vicina alla fotografia autoriale e a questa in quanto mezzo per esprimere un'idea, un concetto preciso; mi interessa molto la fotografia come linguaggio espressivo, come forma d'arte, e credo che questo dipenda molto dal fatto di aver studiato storia dell'arte all'università e in seguito fotografia e visual design a Milano. La mia forma mentis è stata questa sin da subito, dal primo momento in cui ho preso in mano la mia prima macchina fotografica professionale. Non sono mai stata interessata a realizzare immagini cartolina o vicine ai clichè, ma sempre a raccontare e a esprimere quello che avevo dentro”.
Il programma di studi della scuola è eterogeneo, con materie che spaziano dalla grafica editoriale all’architettura, dal filmmaking alla legatoria artigianale, dal reportage alla fotografia di moda. Tutto ruota intorno alla fotografia contemporanea, sia a livello teorico che pratico, con particolare attenzione alla storia della fotografia. Quali competenze e titoli, in particolare, raggiungono gli studenti alla fine del percorso didattico?
Francesca: “La prima cosa che diciamo sempre a chi vuole iscriversi è che la tecnica non vive senza la cultura e viceversa. Il programma proposto ha tutte le potenzialità per dare gli strumenti necessari a intraprendere un percorso artistico/professionale, a fare delle scelte ragionate, a prendere delle decisioni. Entrare nel mondo del lavoro, dopo un percorso formativo di due anni con docenti riconosciuti come Maurizio Galimberti, Denis Curti, Federico Clavarino o Adrea iacca (solo per citarne alcuni), è un ottimo punto di partenza”.
Dopo tre anni di attività, quali sono le vostre riflessioni sull’esperienza di LO.FT e come avete percepito la risposta da parte della città al progetto?
Francesca: “Rientrando dalla pausa estiva uno dei nostri vicini ha bussato alla porta ed è entrato appositamente per dirmi quanto si fosse sentita la nostra mancanza. Una frase di benvenuto che vale più di altri riconoscimenti. Perchè conquistare la fiducia del proprio quartiere, della comunità che ti ospita, è molto più difficile di quanto si possa pensare.
Per il resto, la città in questi tre anni ha preso sempre più confidenza con lo spazio e risponde in modo attento alle nostre iniziative.
Quest’anno avrete, tra i docenti della scuola, Maurizio Galimberti e Denis Curti, oltre a numerosi e validi professionisti: ci parlate dei rispettivi background culturali e materie d’insegnamento?
Alice: “Abbiamo pensato a un programma eterogeneo, ma strutturato in modo tale da poter essere anche esaustivo. Mi spiego meglio: durante il percorso biennale, i ragazzi apprenderanno in maniera completa l'aspetto che riguarda, in primis, la tecnica e poi la fotografia professionale, studiando materie come fotografia di moda, pubblicitaria, di architettura, di still life etc., e nel secondo anno saranno guidati verso una formazione più autoriale, imparando argomenti che spaziano dalla realizzazione di progetti di ricerca personale, alla fotografia creativa, alla grafica editoriale, al video-making, al photo-editing e così via.
Ci saranno anche materie collaterali ma non meno importanti quali, ad esempio, fotografia istantanea (con Maurizio Galimberti), mercato e collezionismo della fotografia (con Denis Curti), legislazione per la fotografia, cultura visuale e personal branding.
Abbiamo pensato di riunire le personalità che più stimiamo sul territorio nazionale, i docenti che avremmo voluto avere e anche alcuni colleghi di cui ammiriamo fortemente il lavoro; ognuno di loro, oltre a essere un bravo professionista, ha anche una formazione specifica nelle materie di insegnamento. Adesso possiamo solo sperare che i futuri iscritti siano contenti e apprezzino le nostre scelte.
Nell’ambito di IT.A.CA’ migranti e viaggiatori, il Festival del Turismo responsabile, LO.FT presenta, “Sharks never sleep”, la doppia personale fotografica – inaugurata il 15 settembre - degli artisti Piero Percoco e Luca Marinaccio. Architrave tematico della mostra è “un progetto collettivo sulla riscoperta dei borghi marini pugliesi e sulle leggende legate al mare”. Ci puoi parlare di questa vostra iniziativa e del festival sull’innovazione turistica Itaca cui avete aderito?
Francesca: “Gli amici di Camera a Sud e Made For Walking ci hanno coinvolto nella direzione artistica delle mostre all’interno del festival di IT.A.CA’ per la sua prima edizione qui in Salento, riuscendo a radunare, oltre a noi, più di 30 associazioni che si occupano di turismo sostenibile su tutto il territorio.
Oltre alla mostra di Piero Percoco e Luca Marianaccio, che si tiene a LO.FT, ci sono altri due eventi curati da noi: la mostra bipersonale Super-Habilis, mia e di Alice Caracciolo, sul tema della disabilità e dell’accessibilità, argomento portante del festival di quest’anno e P-ink, mostra di editoria fotografica e di illustrazione a tema viaggio, che si terrà nel piccolo e caratteristico mercato rionale di Santa Rosa, nella periferia leccese. In tanti ci hanno inviato i loro dummy, libri, autoproduzioni e molti dei libri esposti provengono dalla casa editrice Humboldt e da altre case editrici note. La mostra di illustrazione, invece, accoglierà i lavori degli studenti del corso di illustrazione “tradizio-digitale”, tenuto dall’illustratrice Paola Rollo nei locali di LO.FT nei mesi scorsi.
A vostro avviso, l’arte è rivoluzionaria?
Francesca: “Sì, può esserlo. Quando accade, in ogni sua forma di espressione, è un tappo che salta”.