Il linguaggio dell'arte, visto dalla prospettiva di chi l'osserva (l'artista è sempre un osservatore), è la sua coscienza:
quello che l'osservatore percepisce è derivante dalla sua funzione d'onda!
Non esiste percezione linguistica senza coscienza, la realtà percettiva non è fredda, è neutra, è un processo percettivo di coinvolgimento della nostra coscienza.
Il linguaggio dell'arte è biologicamente nel nostro genoma, ci consente d'elaborare informazioni biologiche attraverso i segni, che siamo in condizione d'organizzare in qualsiasi realtà spazio temporale.
L'osservatore cosciente è uno strumento di non cessazione dell'esperienza cosciente linguistica dell'arte.
Gli artisti non muoiono mai: muore soltanto un flusso linguistico di coscienza, s'interrompe una connessione lineare di tempi e luoghi, ma la coscienza linguistica dell'arte è molteplice, comprende tanti rami linguistici del possibile.
La morte dell'artista non esiste!
L'energia che muove l'illusione dell'identità nel cervello non si distrugge.
La percezione spaziale e temporale, non ha nulla a che vedere con i linguaggi dell'arte, che altro non fanno che riprodurre dinamiche creative naturali.