L'artista rivoluzionario è un mediocre!
L'artista mediocre teme d'essere troppo o troppo poco, l'opposto della sua mediocrità però non è neanche l'eccellenza, crederlo vorrebbe dire relegare la condizione sociale e intellettuale dell'artista a servo di un mercato che determina trend e mode, che nulla hanno a che fare con la ricerca di senso dell'arte e della vita dell'artista.
L'opposto della mediocrità è la totalità, è essere se stessi.
Per essere se stessi non bisogna sognare una rivoluzione, la rivoluzione serve solo a raggiungere il potere, per essere se stessi bisogna sapere ribellarsi: la ribellione rende veri, freschi, imprevedibili, assoluti e inclusivi.
L'artista ribelle non giudica e non esclude, trascende tutto proprio per essere tutto ciò che è, preservando e onorando la sua unicità.
La ribellione non si nutre di speranza ma di presenza, nel suo essere presente c'è il suo stato di ribelle, la meditazione dell'artista è pura presenza, nulla a che fare con la tecnica e il mestiere imperante, non è un artigiano.
L'artista ribelle è meditativo, anzi medita-attivo: mentre dipinge, scolpisce, canta, suona o scrive, fluisce in un ambiente, uno spazio o una superficie con la quale interagisce, non c'è separazione, è nel contempo forma e relatività.