Un uomo corpulento, indolente, dall’espressione godereccia, disteso nell’azzurro. Una donnina discinta, dall’aria truce, vestita con uno slip rosso e una gonna maculata, sdraiata e sospesa nell’intensità del verde. “Scolature” di colore scendono da entrambi i corpi, evocando dimensioni surrealiste. Sono i poveri, i “barboni”, “quelli che hanno perso tutto” - illusioni comprese - ritratti da Alessandro Passaro (Mesagne - Br, 1974). Il pittore pugliese è protagonista della mostra personale “Gravità”, che inaugura il 20 dicembre allo Spendid Bar 22 di Mesagne. L’autore vanta una lunga e intensa ricerca pittorica, costellata da esposizioni alla Biennale del Mediterraneo a Napoli del 2005, a cura di Achille Bonito Oliva, e alla Biennale di Venezia del 2011, solo per citarne alcune. Sette le opere in mostra, che Passaro ha scelto di introdurre, nella serata d’inaugurazione, esibendosi al pianoforte in un breve “Concerto incerto”, con canzoni scritte di suo pugno. Nel ciclo pittorico “Gravità”, illustrato nel testo critico di Graziella Melania Geraci, Passaro ritrae individui ai margini della società, ma che, proprio attraverso la loro condizione di precarietà, riescono - secondo l’autore - a concepire la vita come “dono”, entrando in contatto diretto con l’esperienza del reale, con la materia, dunque con il loro “corpo emotivo”. A differenza della “gente normale”, dipendente da un sistema capitalista foriero di mistificazione e ingiustizia, al quale l’autore muove una critica radicale attraverso la pittura. “Immersi – spiega Passaro - nelle illusioni generate dal concetto di proprietà, in realtà siamo manipolati dal sistema, siamo più poveri di loro”. L’artista auspica, dunque, una riconnessione con il Sé autentico, che può avvenire attraverso una nuova visione prospettica dell’essere e “l’accettazione dell’armonia della materia”, delle “meccaniche dell’insieme” alla base della nostra vera identità “molecolare”, visto che, come sosteneva Einstein, “l’essere umano è una parte di quel tutto che noi chiamiamo Universo”. La figurazione di Passaro che, come rileva Ivan Quaroni, risulta ben lontana dal realismo neofigurativo degli anni Novanta, arriva così a descrivere i percorsi esistenziali dei suoi personaggi. Ad esempio, il monocromo sul quale questi si stagliano non è contestuale, non è un semplice sfondo, ma esprime intenzionalmente i molteplici mondi interiori dei soggetti dipinti. La poetica di Passaro è dunque – con le sue esplosioni cromatiche vitalistiche - una rivoluzione esistenziale, declinata attraverso incessanti sperimentazioni pittoriche. “L’allusione al mezzo, alla pittura – dichiara l’autore - è sempre stata una necessità”. Come rileva Quaroni: “La narrazione non è che un elemento secondario della ricerca dell’artista, concentrata semmai sull'analisi del linguaggio pittorico e sulla verifica delle sue possiblità espressive", mentre Francesco Paolo Del Re e Sabino de Nichilo parlano, in proposito, di “simultaneità antinarrativa”.
L’opera pittorica di Alessandro Passaro favorisce, dunque, quella metamorfosi esistenziale dolorosa ma necessaria per il raggiungimento di nuovi stadi di consapevolezza. “ ‘Gravità’ – chiarisce infatti l’autore - è una mostra che non lascia chance. Non è barocca né si piega ad alcuna seduzione visiva”.
Mostra visitabile fino al 26 dicembre 2023. Orari: 17-3. Ingresso libero. Splendid Bar 22, vico Zambelli 22 - Mesagne.