Cetti Tumminia - Trame Emotive
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Cetti Tumminia - Trame Emotive
Comunicato
E immersi noi siam nello spirto Silvestre,
d’arborea vita viventi
[Gabriele D’Annunzio, da La pioggia nel pineto]
Per Cetti Tumminia – artista modenese classe 1977 – l’arte è disciplina solitaria, epifania dello spirito, profonda introspezione che sfocia in un sentimento panico, in una completa fusione tra uomo e natura. Così come nella poesia La pioggia nel pineto di Gabriele D’Annunzio il volto della donna amata dal poeta si trasforma in una foglia boschiva adornata di chiare ginestre, allo stesso modo nelle opere di Cetti Tumminia il virtuosismo della grafite conduce lo spettatore in una dimensione onirica, ove la figura femminile diviene potenza divina, metafora stessa dell’arte che si rinnova. Le trame emotive – e pittoriche – dell’artista si fondono con il suono della natura in una narrazione che dal particolare muove verso l’universale, fino a rivelare l’essenza della realtà. Lasciata da parte l’idea tradizionale di ritratto, inteso come fedele (o ideale) rappresentazione delle fattezze di un individuo, Cetti Tumminia scrive, di opera in opera, le pagine di un diario privato che trova eco in una dimensione collettiva, dando voce a sentimenti e stati d’animo ascrivibili al vivere contemporaneo. Tante alterità che confluiscono in un’identità liquida, frammentata, non del tutto risolta, in un’apparizione Effimera (questo il titolo di una delle principali serie in esposizione) che si solleva momentaneamente dal fondo per poi rituffarsi nel normale fluire delle cose. Non a caso, i fondali suggeriscono in genere un’idea di movimento, di michelangiolesco non-finito, attraverso il quale stabilire un possibile contatto con l’Assoluto. Le opere di piccole e medie dimensioni presentate alla Galleria ranarossa 3.0, tutte realizzate dal 2017 al 2019, sono accomunate dal soggetto – la figura femminile –, ma anche dalla scelta della carta come materiale d’elezione, di volta in volta lavorata a grafite, matite colorate e PanPastel, così come attraverso l’applicazione di stucchi successivamente incisi e graffiati. Materia come memoria che, specialmente nei lavori appartenenti al ciclo Dissolvenze, sembra alludere al bianco e nero fotografico, appreso da Cetti Tumminia nella camera oscura del padre, o ancora agli effetti drammatici del teatro (di cui l’artista ha fatto lunga esperienza), fino al nero profondo, ottundente, che sottrae l’immagine al consueto fluire del tempo, rendendola eterna. E il tema del tempo ritorna, infine, nelle decorazioni floreali che ricorrono in numerose opere. Motivi appresi dalla mano della madre e riprodotti con grande cura e perizia sulla carta. Punzoni che corrono lenti sugli stucchi. Solchi sottili ottenuti attraverso la rimozione delle paste. Fiori di campo, lillà e peonie. Foglie che diventano chiome su volti molli di pioggia, d’arborea vita viventi...
Chiara Serri
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