Gino D'Ugo | La pratica inevasa
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Gino D'Ugo | La pratica inevasa
Comunicato
"La pratica inevasa #3" di Gino D’Ugo a cura di Lori Adragna e di Dimora OZ, fa parte di ARKAD progetto di KAD (Kalsa Art District) per Manifesta 13 - Les Parallèles du Sud. ARKAD che é a cura di Dimora OZ e Analogique, in partnership con l'ESADMM, comprende numerosi eventi e una programmazione diffusa in diverse città del Sud Europa. A novembre ARKAD apre la sua residenza artistica a Marsiglia promossa dall’ Italian Council.
LA PRATICA INEVASA | Gino D’Ugo
A cura di Lori Adragna e Dimora Oz
Oratorio di Santa Maria in Selàa, Tellaro di Lerici SP
La pratica inevasa #3 si pone come terzo appuntamento di un processo in divenire, in continuità con i precedenti due presentati presso 16 Civico di Pescara nel 2019 e per Recidencies KaOz in Palermo nel 2020.
L’intero lavoro raccolto per questo 3° appuntamento, di approccio relazionale, come quelli precedenti, dove il pubblico si trova a partecipare e a completare l’opera tutta attraverso le proprie espressioni e la propria esperienza, andrà a comporre l’intera esposizione.
“Rimango spesso colpito e rapito da quei muri dove le persone affiggono oggetti, foglietti con frasi, oboli dedicati a una presenza superiore, o alla sorte, perché protegga qualcosa a cui tengono, qualcosa di prezioso.
Interpreto questi luoghi attraverso i frammentari individuali pensieri che manifestano, come accumulatori di energie. Li leggo come una manifestazione del senso del sacro individuale, che non è regola d’ordine ecclesiastico né ideologia.” G. D’Ugo
Questi accumulatori mi fanno riflettere sull’intimo e il personale, una dimensione che va ben oltre il dominio di una ragione totalizzante, hanno un valore di interferenza ed interruzione riguardo alla formazione di un quotidiano omologato. Parlano anche di cose che rimarrebbero lì, sedimentate, senza ricevere risposta o liberazione, costrette a un'altra dimensione dettata da obblighi quotidiani e vicissitudini.
Invece questo traboccare trasmette un processo di accrescimento della sensibilità, gratta sotto la superficie per far emergere dal buio cosa c’è nel fondo, esce da un isolamento del tutto personale per rendere manifesti intimi pensieri, protegge una fiamma interiore e supera un universo molto più vasto di ciò che si delinea concluso nella forma. Permette un dialogo, una continua possibilità e condizione di rilettura di quello che permane.
La pratica inevasa è un processo partecipativo che associa memoria collettiva e individuale. Non c’è narrazione, è una riorganizzazione del linguaggio e del pensiero, zona aperta e relazionale.
Tale processo vuole rendere la memoria pratica liquida, dove componenti essenziali (non disgiunti) dell’esistenza individuale si rimescolano nell’ oceano, seppur parziale, del collettivo.
La pratica inevasa vuole superare il concetto del pensiero ricorrente che la vita scorra e termini con la dissoluzione del corpo, ciò che è ricordato continua a vivere e per essere ricordato ha necessità di trasmissione.
Il termine di inevaso viene comunemente utilizzato per le pratiche degli uffici e della burocrazia, dove una infinità di pratiche staziona come un corpo morto in fondo al mare.
In questa pratica è previsto invece uno slittamento sul piano di esercizio catartico, qualcosa che è rimasto nel buio profondo che a volte riaffiora lievemente o qualcosa di ingombrante che quotidianamente pesa sull’anima: un’immagine, un pensiero , un desiderio inespresso, l’isola che non c’è ma esiste nel profondo, lo scheletro in fondo al mare a cui restituire la carne facendolo affiorare dagli abissi.
In tale processo partecipativo si invitano le persone a dedicare a questo insieme una parte di loro, che si manifesti in modo libero e fuori dalla mera rappresentazione o dalla riproduzione fedele,
favorendo l’emergere di un impulso che elimini persino la paura del contraddirsi, per un evolversi sociale che rompendo sistematicamente la convenzione ne rispetti l’esistenza.
Si vuole creare un luogo dove slittano parole e significati, immagini che creano molteplici e infinite tracce dell’esistere quotidiano.
All’atto pratico il frammento individuale, cartaceo, che dovrà non essere superiore ad un formato A4, potrà rivelarsi nella forma di una frase, di uno scritto o semplicemente di un immagine e verrà esposto in una visione di insieme collettiva.
La “pratica” potrà essere consegnata a mano nella sede espositiva in Tellaro, nei giorni 5 e 6 settembre o essere inviata da altri luoghi alla mail lapraticainevasa@gmail.com , non dovranno essere firmate e avranno l’assoluta attenzione riguardo alla privacy di chi le consegna.
Come arrivare
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