Mostra “L’Arte dei MAbits. Giancarlo Flati - Per un Nuovo Rinascimento”
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Mostra “L’Arte dei MAbits. Giancarlo Flati - Per un Nuovo Rinascimento”
Comunicato
Mostra di arti visive contemporanee
“L’Arte dei MAbits. Giancarlo Flati - Per un Nuovo Rinascimento”
PERIODO MOSTRA: dal 7 al 21 ottobre 2022
La vita quotidiana appare sempre più permeata dalla tecnologia. Anzi, il mondo digitale sembra mettere in discussione l’irriducibilità della natura, sottoponendola ad un pericoloso gioco di manipolazione. Sono in molti, moltissimi a vivere con entusiasmo questo processo di virtualizzazione. Flati li definisce “Cyberottimisti” che si contrappongono ai “biopuristi” che guardano con ingenuo terrore al fenomeno complesso della tecnologia.
L’artista articola una visione di confine, tra il riconoscimento del valore della tecnica e il senso del rispetto per la natura. Nell’ottica di proporre un Nuovo Rinascimento, ha fondato un manifesto: “L’albero dei MAbits”, utilizzando l’immagine simbolica più classica della storia: l’albero della vita che con struttura a trifoglio, genera i suoi frutti che sono Qbits, Bits, Ebits.
Le radici aeree di quest’albero si radicano nei margini immaginari che esistono tra Arte–Scienza, Mente–Materia, Mente–Spirito, per trarre linfa vitale volta alla generazione di un Nuovo Rinascimento. L’arte, come la filosofia nel mondo contemporaneo, pare assumere il ruolo, non tanto di costruire visioni del mondo, quanto di favorire un luogo fisico d’incontro tra mondi che sembrano contrapposti. Il mondo tecnologico, digitale contrapposto al mondo naturale, potrebbe trovare una terza via, grazie a quella zona d’ombra che si articola con la percezione estetica del “margine”: una sorta di dimensione mediana, che sembra peraltro coincidere con il ruolo dell’uomo, a far da tramite tra il mondo materiale della natura e quello spirituale della metafisica.
Giancarlo Flati, professore in Microchirurgia, ha sperimentato la dimensione concreta delle microtecnologie e dell’infinitamente piccolo che fonda la natura e sussiste in perfetto rapporto armonico con l’infinitamente grande.
Così Flati vede l’ “IN-FOR-MAZIONE” del mondo digitale. Il prefisso “IN” farebbe riferimento a quella intuizione spontanea, che pare attingere alla Mente cosmica, ad un ordine invisibile, interno, “implicato”, che preesiste all’avventura dell’esperienza: questo è il Qbits. L’ideazione che fa parte dell’ “IN”, si struttura logicamente nella “FORM”, ovvero il Bits, per poi passare all’ “AZIONE”, l’Ebits, che dona sviluppo dinamico all’energia che connette lo spettatore con l’artista per la mediazione dell’opera. Per questo Flati parla di opere “connesse”, utilizzando un linguaggio familiare contemporaneo. Realizzare opere “connesse” significa dare voce a quell’intimo mondo nascosto, esoterico, delle intuizioni e farle arrivare alla sfera emozionale e razionale dello spettatore. Se l’artista non riesce in questa connessione, secondo Flati, dovrebbe distruggere le proprie opere.
Così il critico Luciano Carini descrive la poetica di Flati: “Pittura fatta di quantistiche fluttuazioni, di tracciati, percorsi e filamenti che catturano l’osservatore proiettandolo all’interno della sua trama visiva e dentro l’illusoria dimensione dello spazio della rappresentazione in una scansione geometrica senza fine. Un segno, quello di Flati, che non ci appare morbido e fluido, ma piuttosto tormentato e frammentato in continue stratificazioni, in ritmi alternati e intermittenti e poi, ancora, l’intervento di svariati e diversificati materiali come radici, legni, detriti, fossili e schede elettroniche: poetico richiamo al passato e preziosa riflessione sul presente, su una realtà mutata e in continuo, incessante divenire. Espressione che a volte si veste di luminosa e quasi trasparente leggerezza, altre volte di oscura e drammatica profondità, altre volte ancora di chiare e magiche lontananze cosmiche che richiamano mondi stellari infiniti e sconosciuti. Belli anche i suoi colori che, con spontaneità e immediatezza, passano dallo stato liquido a quello materico a rendere il senso della vita, la frantumazione dell’esistenza, gli imprevisti del mortale destino. Espressione intensa, questa di Giancarlo Flati, dove sempre compare la grandezza del vuoto primigenio ma anche, e soprattutto, lo stupore e la meraviglia di fronte alla bellezza dell’universo. Ecco allora il senso di questo Movimento che auspica un’arte capace non solo di guardare la realtà, ma di trans–vedere, di vedere oltre cercando di cogliere, di ogni cosa e di ogni fenomeno, tutte le risonanze interne ed esterne, i riferimenti temporali e spaziali, i contesti ambientali e culturali. E la sua proposta concreta non è tanto quella di creare una “Nuova Corrente pittorica” o l’instaurarsi di uno spirito più o meno gregario, ma piuttosto quello di costituire, nel tempo, un vero e proprio Laboratorio Interculturale e Interdisciplinare libero e aperto abbattendo i confini o i Margini tra spazio e materia, scienza ed arte, mente e coscienza, visibile e invisibile e giungere fino al Margine dei Margini, all’estremo confine della materia sottile, dove tutto è leggero e sospeso, anima e spirito, dove inizia il vero e incontrastato territorio dell’arte”.
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Ufficio Stampa Manuela Arrighi
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