mostra Il Sasso nello Stagno
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mostra Il Sasso nello Stagno
Comunicato
Il titolo "Il sasso nello stagno" evoca innanzi tutto il gesto, ossia il lancio del sasso che sfiorando la superficie dell'acqua traccia un percorso tra linee e onde concentriche che si diffondono e ingrandiscono nello spazio, e allo stesso modo induce una rottura nell'equilibrio statico dell'acqua immutabile metafora dell'esistenza umana.
Altrettanto il fruire di un'opera d'arte suscita, in chi la osserva, una miriade di emozioni e sensazioni che lasciano la loro traccia e il riverbero nel tempo.
Patrizio Baracaia
La storia ufficiale dell'Arte, quella scritta nei manuali e allestita nei musei, spesso si propone come l'unica narrazione possibile. E' tutto ben organizzato: una corrente artistica si succede ad una precedente che spesso è il suo opposto. Un artista apprezzato genera degli emuli, un critico 'militante' individua o crea un
filone di pensiero e schiera la sua squadra. La grancassa della comunicazione, poi, riempie gli spazi che il mercato dell'arte gestisce - con parsimonia - per creare valore. In epoche passate 'la storia scritta dai vincitori' era un assunto proverbiale e potenti istituzioni accademiche statali e lobby private hanno in vario modo agevolato o bloccato interessanti percorsi artistici individuali e collettivi. Si pensi alla Francia di fine Ottocento quando il giovane gruppo degli Impressionisti fu estromesso dai Salòn ufficiali o alle tristi esperienze di Van Gogh e di Modigliani e, ancora più indietro nel tempo, al pregiudizio sociale che ha tarpato le ali di tante donne promettenti artiste di cui pochissime hanno ricevuto il giusto riconoscimento in vita e semmai la fama solo molti anni dopo.
Ma proviamo ad immaginare il grande corpo dell'Arte come solcato da vene e forme superficiali e contemporaneamente da arterie profonde ed organi silenti ma fondamentali alla vita del corpo stesso. Così grandi artisti, che per sorte o per carattere o per deliberata azione (o disattenzione) di qualcuno, sono
rimasti poco conosciuti o nascosti ai più, hanno continuato senza sosta a lavorare nei loro studi, nelle officine e negli atelier e adesso ri-escono alla luce.
Quattro artisti, quattro amici: Empedocle Amato, Massimo Antonello Géleng, Nino Giammarco e Roberto Maria Federici, con la collaborazione dell'Associazione "Frammenti d'Arte" di Roma, hanno deciso di gettare il 'sasso'
della loro qualità, sensibilità e perseveranza, nel gran lago dell'arte romana, presentando insieme i loro percorsi artistici in uno spazio molto particolare nel quartiere di S. Lorenzo e gli effetti saranno importanti e senz'altro molto particolari.
Inevitabilmente le loro opere porteranno a galla pezzi della nostra storia recente e contemporanea rielaborati in modo originale e senza filtri particolarmente ideologici, se non quelli dell'impegno sociale, del disincanto - per la perdita di valori etici e culturali - con la convinzione profonda che l'Arte può essere ancora sia il linguaggio degli sciamani e degli alchimisti che l'urlo anarchico che distrugge e ricostruisce la
"pelle del mondo".
Eclaruo Barone
Compito di un’ Associazione d’Arte è quello di indirizzare la comunità, o l’insieme delle persone, ver¬so un senso di partecipazione che riguardi non soltanto il Bello, ma anche e principalmente un sen¬tire comune inteso a migliorare lo stato delle cose, verso un’elevazione dell’azione e del pensiero.
Un presidio culturale nei confronti di un mondo spesso non affine e forse, dati i tempi, ormai irrimediabilmente diverso in quanto a valori, proposta sociale, considerazione dell’altro e della cosa pubblica, per non parlare del senso e del modello estetico.
Un presidio che necessariamente diventa anche civico, che possa fungere da stimolo e impulso apportando contribu¬ti condivisibili, per non rendere vani il principio e la proposta associativa.
L’Associazione Frammenti d’Arte intende raccogliere entrambi i testimoni, nel continuare e rilanciare l’attività con¬dotta per oltre un decennio dalla precedente Galleria, e nel condurre una visione di programma che possa concor¬rere con iniziative mirate ad un senso etico dell’arte, delle cose e ad un intendimento comune, si spera, migliori.
E la Mostra inaugurale “Il Sasso nello Stagno”, storia e memoria di Artisti quali Amato, Geleng, Giammarco, Federici, intende andare in questa direzione.
Marco Ancora
La mostra sarà visitabile fino al 13 novembre 2024.
ORARI: dal lunedì al venerdì dalle 10.30 alle 13.00
Il sabato e la domenica dalle 14.00 alle 16.30
e su richiesta telefonando al numero 333.200389
Come arrivare
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