Quand'è notte la sera
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Quand'è notte la sera
Comunicato
Testo critico a cura di Alessio Moitre
Le mani hanno un loro cervello, che è scatto nevrile quando le si vorrebbe addomesticate e troppo compassate nella necessità di scatenarle. L’idea di un’opera d’arte, divisata e rivista in potenza, è imbastardita dall’operaio a cinque dita con raddoppio sulla gemella, che se non opera rimane felinamente guardinga, in attesa di un cenno. Dall’alta testa alla mediana delle falangi, il ragionamento subisce della dispersione. Il progetto si accomoda in fronte alla realtà udendo uno dei suoi precetti: non vi è mai stato lavoro creativo identico al pensato. Uno spiro leggero, davvero anima di vento, trasporta lontano i dettagli mai avveratisi. La creazione è una pingue signora, che inciccia i ragionamenti e detiene l’attenzione. Anche per i pittori è così, per Ruggero Baragliu, Samuele Pigliapochi, Angelo Spatola, lo stesso. Volgarmente spennellano, invero pongono e ripongono, con svariate tecniche e materiali. Addizione e sottrazione, anche loro, da soli, aggiungono ma soprattutto mondano, mandando sottotraccia o eliminando particolari che si accatastano, come riposti in un angolo, uno strato dopo l’altro, uno spessore sovrasta un sottile rialzo e viceversa. Ognuno per proprio conto, procedono a creare e a selezionare. Ma è logica la curiosità, se non sempre umana almeno, è vitalità. Allora un’opera unica, a sei mani, il progetto Idem studio avrà il quarto artista, una fusione di stili, l’arte pongolitica. Dimensioni, supporti, sovrapposizioni, il potenziamento nella gestazione di un immaginario, nuovo ideatore. Come per ogni impresa tesa alla perfezione, e se non si osa, almeno all’equilibrio, vi è l’esaltazione dell’idealizzazione del risultato. Visionarietà dettata dall’obiettivo. Bisogna forse immaginarsi le giuste proporzioni tra le tecniche di ognuno, la successione di istinti nella screziatura dei colori, che in ognuno ha impellenti motivazioni e le esigenze temporali per la creazione. Ma nel procedere, si taglia sempre, si accetta anche, se è consono. Si giustappone con le mani impazienti sopra al lavoro di un altro o in una porzione di spazio usualmente adoperata da un altro. Insomma, avviene un invasione calcolata, sino al possibile. Anche qui, si toglie. Ma il carico è maggiore, per concessione o volere. Non è più solo un avvallamento di scarti ma un corpo, un ragazzotto di lacerti ormai, forse, del tutto scomparsi. Un quinto in sostanza, un artista nereggiante per mancanza di visibilità. Ed è lui in franchezza che attendo con maggiore trepidazione. Delle tele, alla presenza del nuovo progetto, osserverò il quarto alla corte del mancante, dell’elemento che porta alla cinquina. Come la mano, che è anche saggia nella figura del pollice, l’opponibile, il contrastante, l’ultimo giunto ed il primo dito secondo l’anatomia. Ciò che non vi era e che si è andato generando per utilità. Il primario è banausico, cioè “grettamente utilitario”. Si adopera il nettato per dare costruzione all’adoperabile.La mia conclusione: gli Idem si trovano alla presenza di due nuove conformazioni, una socievole, l’altra estremamente sfuggevole ma vorace di sviluppo.
Alessio Moitre
Informazioni:
Via Santa Giulia 37 - Torino
www.galleriamoitre.com - info@galleriamoitr.com
IDEM Studio
Via Vincenzo Lancia 4 - Torino
www.idemstudio.it – progettoidem@gmail.com
+39 3403765958
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