L'artista visivo abbandonato dallo stato!
Sono un artivista (artista attivista) socialista, che pensa che i linguaggi dell'arte possano ricostruire una umana socializzazione (anche politico amministrativa) meno conflittuale, solidale in grado d'elevare il senso civico del cittadino globale.
Gli artisti attivisti, hanno da ben prima di questo millennio, il compito di ridestare e ridestarsi, per riconsegnare ai linguaggi dell'arte lo status di bene comune, democratico e partecipato, in una modalità che non sia limitata ideologicamente, ma sia alta e altra.
Gli artisti visivi (o se preferite maggiori), non sono star (uno stilista mi ha urlato di recente per strada: "non sei nessuno", aveva ragione), vivono o sopravvivono nell'ombra sapendo sfidare la tempesta, sanno bene di gestire il social network originario, l'unico che si rivolge a tutti superando diffidenze e differenze, il grado di rivolgersi all'essenza e non alla superficialità di chi sa osservare.
L'artista più del politico, del Sindaco o del consigliere comunale, è l'uomo della comunità, della porta accanto, il vicino di casa, colui che mette in circolo un linguaggio pubblico al servizio del pubblico, anche al servizio di se stesso (che è parte del suo pubblico).
Chiaramente quello che i processi linguistici dell'arte avviano è anche mercato, un mercato di necessità relazionale sociale e culturale, dal quale andrebbero interdetti i grossi investitori con le loro manipolazioni di valori con relative rendite di posizione.
L'artista visivo quando serve va sempre pagato, questo se siamo d'accordo che la contemporaneità è la materia prima di tutti i mercati, per questo batte sempre moneta, reale o virtuale che sia: l'arte è un linguaggio che necessita di un artista, il quale necessita di risorse per sopravvivere, come tutti coloro che con il proprio lavoro svolgono un ruolo sociale.
Chiaramente in una pubblica economia come quella Italia, con inflazione galoppante determinata da crisi economica nel 2008, spread e quasi default nel 2012, lockdown prima e conflitto con la Russia in quanto membro Nato, con a monte un debito pubblico sempre crescente, l'unica soluzione per agevolare gli artisti sarebbe quello di una piazza libera, dove potersi muovere e posizionare con meno regole possibili, ma questo considerando che non possiamo pensare a uno Stato che sostenga la libera ricerca artistica per poi controllarla in termini di gettito fiscale (causa la voragine del debito pubblico).
Al momento nel Sud Europa Italia, lo Stato non sostiene l'artista visivo in nessuna modalità o direzione, e da senza Stato l'artista si muove come un naufrago abbandonato.