La coscienza artistica è nell'osservatore delle immagini!
Blu, giallo e rosso, per la scienza e la Fisica, sono i tre colori fondamentali, se preferite primari, ma non combaciano con ciò che legge sensorialmente il nostro occhio come primari: il blu, il verde e il rosso.
Questo cosa vorrebbe dire?
Che la nostra percezione cognitiva, legge un'alterazione rispetto alle leggi cromatiche: giallo e verde abitano un territorio ambiguo della nostra mappatura cognitiva, nonostante questo, il colore, nella nostra percezione, ha un suo preciso equilibrio armonico creativo nella nostra percezione, che non ha nulla a che fare con regole Accademiche che s'apprendono al Liceo o in Accademia, che altro non sono che la sistematizzazione di ciò che naturalmente sentiamo, leggiamo e possediamo percettivamente.
La lettura istintiva (o istintuale) di un quadro, fa capo sostanzialmente agli archetipi cromatici dell'osservatore (che siamo noi), e altro non è che una razionalizzazione di un processo sensoriale.
Non è l'artista a cercare l'attenzione dell'osservatore, è il suo linguaggio che diventa fatto visivo a cercare l'attenzione dello spettatore, è lo sguardo dello spettatore il reale sostegno al lavoro dell'artista.
L'osservatore sostiene l'artista con la propria consapevolezza e coscienza linguistica: se preferite entropia!
Il cammino di comprensione di senso, del linguaggio visivo che si traduce in fatto artistico contemporaneo, è un cammino personale dell'osservatore, di chi guarda il linguaggio visivo: lo stesso artista è un osservatore esterno, del suo linguaggio tradotto in fatto visivo.
Sintetizzo: la comprensione dell'arte contemporanea è esclusivamente un fatto di coscienza, nessuno può utilizzare la coscienza e la consapevolezza dello sguardo dell'altro per simulare di comprendere il fatto artistico: se non osservi, non comprendi, non interagisci e non sai muoverti e nuotare nel flusso fuori dal tempo, ma sempre presente del linguaggio visivo (nel migliore dei casi servono braccioli o salvagente).