Galleria Studio G7 Arte Contemporanea
Studio G7 di Ginevra Grigolo nasce il 13 ottobre 1973 in una Bologna ricettiva e carica di fermento. Il suo proposito è fin dal principio quello di dar voce alle diverse linee del dibattito culturale contemporaneo, di percorrere strade nuove privilegiando, nelle scelte, i linguaggi più inediti e innovativi.
La festa inaugurale coincide con la personale di Michelangelo Pistoletto in occasione della quale gli specchi d'acciaio dell'artista si sovrappongono alle pareti della galleria che, trasformate in "opere aperte", coinvolgono al loro interno lo spazio circostante.
In accordo con il progetto iniziale, che sosteneva il principio di valorizzazione del multiplo per la sua maggiore accessibilità verso fasce di pubblico più ampie, le scelte espositive che seguono si concentrano sugli artisti della Pop Art inglese e americana con i lavori di Rauschenberg, Dine, Johns, Warhol, Lichtenstein, Rosenquist, Jones, Hamilton e altri. L'attenzione per l'Iperrealismo americano e quella successiva per artisti come Albers, Nauman, Serra, Francis testimoniano la volontà di documentare le tendenze più importanti su cui è incentrata la ricerca di quegli anni assieme all'attività di ricognizione e scoperta. Sotto la stessa spinta l'interesse si allarga all'arte povera e all'arte concettuale che vede protagonisti degli eventi in galleria artisti come Griffa, Penone e Zorio. In questo periodo inizia la collaborazione con Franco Guerzoni e Giulio Paolini, che segnerà in modo indelebile la storia della galleria.
Rientrano nel primo decennio di attività l’esperienza dell’environment, di cui ricordiamo la personale di Mac Adams, della performance come Relazione nel tempo di Marina Abramovic e Ulay e Porci in alto, non è il caso di Luca Maria Patella.
Come centro di sperimentazione culturale Studio G7 dedica per un certo periodo parte della sua attività a forme creative più varie, si assisterà infatti alla presentazione di film, diapositive, libri e video; resta indimenticabile il concerto di Franco Battiato l'anno dell'apertura (1973).
Dal 1976 fino ai primi anni '80, sotto la direzione di Miro Bini e successivamente di Adriano Altamira, è pubblicata dalla galleria la rivista G7 Studio che vede coinvolti studiosi, docenti, critici ed artisti.
Alla fine degli anni '70, grazie anche alla partecipazione ai più importanti eventi fieristici nazionali e internazionali, Studio G7 entra a pieno merito nel gruppo delle gallerie culturalmente più impegnate dello scenario italiano.
Nel decennio successivo il lavoro di ricerca è affiancato al consolidamento delle relazioni iniziate negli anni dell'apertura. Durante questo periodo vedono la luce rassegne incentrate su tematiche specifiche anche se in certi casi rimaste insondate in ambito storico critico come l'esempio di Voluti inganni. Disegno degli scultori italiani 1945 - 1987 dove vengono passate in rassegna le opere di 37 artisti. Un altro ciclo importante in questi anni è rappresentato da Il limite infinito, serie di mostre incentrate sul tema del corpo materico dell'opera. Occupano lo spazio di tre stagioni le mostre a coppia iniziate con Bartolini e Guerzoni alternate da personali importanti; appartengono infatti a questo decennio gli incontri con Sol Lewitt e Anne e Patrick Poirier.
Nel 1994 un nuovo spazio si aggiunge alle sale espositive della galleria, la Ex Falegnameria, situata proprio di fronte la sede storica di Studio G7. Ne utilizzano le pareti l'artista inglese David Tremlett che nel '98 vi realizza un grande wall drawing, Hidetoshi Nagasawa e il tedesco Ulrich Erben.
Nelle scelte effettuate della galleria nel corso degli anni, accanto al rigore scientifico, riveste grande importanza la centralità dell'opera d'arte che è dotata di un linguaggio autonomo. Questo criterio è riscontrabile in proposte espositive spesso audaci, non sempre omologhe alle più comuni linee storico-critiche, un approccio in cui appare manifesta la volontà della galleria di creare occasioni di discussione e dibattito.
Se Studio G7 ha sempre manifestato interesse per tendenze rivelatesi poi dominanti l'evoluzione degli ultimi anni ha un po' cambiato le cose. Con la polverizzazione delle correnti è soprattutto la disposizione creativa piuttosto che la similitudine formale a costituire un fondamento nell'approccio con le diverse individualità artistiche. Questioni come il ruolo passivo dello spettatore di fronte alla sollecitazione dei mass-media, l’atmosfera insondata di ambienti sospesi e stranianti, il confine sfumato tra bidimensionalità del disegno e tridimensionalità scultorea sono solo alcuni dei temi entro i quali si muovono le personalità che accompagnano oggi il lavoro e la ricerca della galleria.
Dal 2009 per cause esterne Studio G7 lascia la sua sede storica e prosegue la sua attività unicamente nello spazio Ex Falegnameria che muterà il suo nome.
Testo di riferimento: Paola Iori, Tappe di un pensiero, nel volume Not so private, gallerie e storie dell'arte a Bologna, Edisai Edizioni, Ferrara 2009.