pavart
Il caratteristico spazio Pavart nel cuore di Trastevere a Roma, sembra sfidare le nefaste previsioni che investono anche il mondo dell’arte. Nato nel 2010, da una scommessa di Velia Littera, rappresenta un curioso connubio fra studio di design e galleria d’arte. L’obiettivo della proprietaria era quello di unire alla sua ormai consolidata professionalità nel campo del design la sua passione per l’arte, affinché si potesse creare un luogo aperto a differenti target e soprattutto uno spazio in cui si “respirasse” la voglia di comunicazione e di condivisione fra le arti, fra il luogo e la sua storia e fra i differenti interlocutori che di volta avrebbero avuto modo di abitarlo e di viverlo. Oggi, nonostante le non poche difficoltà incontrate, può ritenersi soddisfatta poiché è riuscita a ricavarsi un suo pubblico ed una discreta nomea. Aggirandosi fra le mura di Pavart quel che colpisce non è solo la polifunzionalità, che lo rende un “cantiere” aggiornato alle esigenze del XXI secolo, ma la sensazione di trovarsi all’interno di un “palinsesto” ricco di sollecitazioni e a contatto con un’alternativa interessante agli asettici “white cube” a cui eravamo abituati o ai “non luoghi” anonimi che la globalizzazione ci ha consegnato. Lo spazio già carico di una sua storia aggiunge una voce suadente al dialogo che si intreccia fra il lavoro di design in cui è impegnata la proprietaria e quello degli artisti che di volta in volta sono ospitati. Artisti tutti rigorosamente ancora poco affermati o addirittura sconosciuti che trovano qui la loro occasione per “svelare” i loro atelier. Una chance che merita chiunque decida di mettersi “a nudo” o dire “la sua”, come fa ogni artista, in un mondo che troppo spesso è vestito di “divise” scomode o muto di fronte a ciò contro cui dovrebbe invece ”urlare”. Si respira aria di sfida, voglia di fare anche se il rischio c’è e si percepisce a fior di pelle …. ma se nessuno si assume la responsabilità di reagire alle catastrofiche aspettative quando e come si potrà pensare a prospettive migliori?
Mara Righini