La riflessione esistenziale, il valore della memoria, il viaggio introspettivo, la valenza catartica dell'arte, che conduce a nuovi orizzonti di consapevolezza del Sè, costituiscono i temi fondamentali dell'universo artistico di Anna Bracco. L'autrice ha recentemente esposto al Museo Nuova Era di Bari nella mostra personale "Inside the body", a cura di Carmelo Cipriani, presentando opere profondamente ispirate dal suo vissuto personale. Per la rubrica "Focus on artist", Lobodilattice ha intervistato Anna Bracco, esplorando il suo universo artistico
Hai studiato pittura, ceramica e restauro all’Accademia di Belle Arti di Bari. Nell’ambito della tua formazione, quali sono stati i punti di riferimento, i maestri che hanno ispirato il tuo percorso artistico?
Ho frequentato l’Istituto d’Arte, sezione Ceramica, successivamente ho conseguito il diploma di Accademia di Belle Arti di Bari, sezione Pittura. Diversi sono stati i maestri che hanno tracciato il mio percorso artistico, in particolare Michele Depalma, insegnante di pittura, e Adele Plotkin, insegnante di Psicologia della forma, entrambi docenti dell’Accademia di Belle Arti. Frequentando, dopo il diploma, lo studio del maestro Michele Depalma, ho imparato la ricerca dei volumi essenziali quali il segno e il colore. Timido e riservato, lo ricordo per le sue grandi qualità umane e la sua profondità di pensiero. In questo cammino Adele Plotkin, mia maestra e in seguito mia amica, mi ha trasmesso il suo sapere e le sue conoscenze, spiegandomi i meccanismi percettivi diretti a concepire la forma come un divenire continuo, con la Gestaltung teorizza.
La tua mostra personale, “Inside the Body”, che hai realizzato recentemente al Museo Nuova Era di Bari, a cura di Carmelo Cipriani, ha come fulcro tematico la memoria e la riflessione esistenziale. Hai utilizzato, nella serie “Dissolvenze”, delle radiografie conservate da tua madre, che per te assumono un grande valore affettivo e simbolico. Da dove deriva la scelta di comunicare attraverso questo linguaggio espressivo?
Rivolgo un particolare ringraziamento per la realizzazione della mostra “Inside the body” alla mia cara amica Rosemarie Sansonetti, direttrice del Museo Nuova Era e al curatore Carmelo Cipriani. Le mie opere sono in connessione con la mia vita, con il mio percorso personale ed esistenziale. Il mio linguaggio artistico è diretto a portare alla luce la consapevolezza dell’unicità del mio cammino di vita, in cui è fondamentale la memoria della mia infanzia. Memoria che ha accelerato il processo di riflessione autoconoscitiva e di interrogazione sull’esistenza e sul dolore. La radiografia è legata alla sofferenza di mia madre, costantemente preoccupata per la salute dei suoi figli. Sin da piccola ero suggestionata da quelle immagini nere alternate da spazi di luce. Ho cercato nelle radiografie un corpo spirituale, instradandomi sulla via che procede “al di là della materia”. Le radiografie, dopo essere state metabolizzate, assumono una nuova vita, una nuova valenza, un intervento magico di luce perché da simbolo della malattia e della paura vengono manipolate, impreziosite da ricami a traforo, componenti talvolta scritte (Reve) e chiuse in light box per divenire custodie di pensieri e casse di risonanza delle emozioni. “Dissolvenza” è il titolo scelto per l’intero ciclo, lavori che privilegiano la delicatezza dell’evanescenza, il turbamento dell’impermanenza.
In alcune opere presenti in mostra, delle foto retroilluminate, ti ritrai nell’atto di spingere dietro delle barriere di vetro, rappresentando così un tentativo di liberazione da un’oppressione. La valenza catartica dell’arte è riuscita a trasformare il tuo percorso interiore?
Le opere “Freedom/Zona Rossa”, “Quarantine memories”, “Distanziamento”, presenti al piano inferiore del Museo Nuova Era, necessitano di una premessa a quest’ultima riflessione. Sono lavori realizzati nel periodo pandemico: l’isolamento forzato, la zona rossa, l’ansia di evasione, l’ inno alla libertà perduta sono alla base di questo ciclo di opere. La mia profonda meditazione, in quel periodo, ha determinato un rimescolamento dei concetti di silenzio, di libertà, di rumore. Tutti abbiamo sperimentato come i momenti senza suoni siano in realtà più caotici, più assordanti rispetto alla realtà contornata da infiniti rumori; così come la condizione domestica, dal suo essere nido o rifugio diviene una vera e propria prigionia, in cui le figure “in gabbia” tentano, invano, una via di fuga. Nel periodo pandemico ho inteso il silenzio come urla soffocate e non udite, l’isolamento come costrizione dell’animo, oltre che del corpo. Un ringraziamento va alla mia amica e collega Concetta Frontino che, nel video “Quarantine Memories”, presente nel piano inferiore del Museo Nuova Era, è riuscita a trasmettere quel senso di fuga, di costrizione e di isolamento da noi provato nel periodo pandemico.
Quali metodi adotti per insegnare arte ai tuoi studenti? E cosa pensi del rapporto con l’arte delle nuove generazioni, immerse nell’attuale società liquida e ipertecnologica?
La metodica del mio insegnamento è sempre stato quello di utilizzare l’arte come strumento per conoscere se stessi, quindi di esternare le proprie emozioni e i sentimenti attraverso l’utilizzo di qualsiasi tecnica. In particolar modo, nella mia disciplina gli studenti utilizzano l’argilla, previa determinazione dello studio funzionale ed estetico dell’oggetto. L’arte contemporanea, rispetto al passato, ha certamente subito una profonda trasformazione, consentendo all’artista di esprimersi più liberamente e di far conoscere e trasmettere la parte invisibile e irrazionale dell’animo umano. Oggi l’arte contemporanea è caratterizzata anche da opere prodotte con tecnologie e linguaggi interdipendenti, tra i quali videoarte, video-installazione, pittura, fotografia, scultura, arte digitale, disegno, musica, happening, fluxus, performance, installazioni. Ritengo che l’arte, intesa come “espressione del pensiero in figura”, abbia già trovato nella società odierna ipertecnologica nuove forme espressive, e sono certa di un suo ulteriore sviluppo.
Qual è la tua opinione sullo stato dell’arte contemporanea e sul sistema dell’arte?
Ritengo che l’arte, che dovrebbe essere poter essere fruibile da tutti attraverso le attività dei musei, le mostre, i convegni, attualmente versi in una situazione non positiva. L’arte non viene insegnata in tutte le scuole e le possibilità di vedere e vivere l’arte sono sempre finalizzate al mercato e non alla formazione dell’individuo.
Quali sono i tuoi progetti futuri?
I miei progetti futuri prevedono il proseguimento dell’insegnamento della mia disciplina, laboratorio di Design, per continuare a trasmettere ai miei studenti l’amore per l’arte. Contemporaneamente proseguirò la mia ricerca concettuale, scavando sempre più in profondità nella parte più intima e nascosta del mio Io. Con la speranza di esporre le mie opere oltre i confini nazionali.
A tuo avviso, l’arte è rivoluzionaria?
Si, assolutamente. L’arte, intesa come “pensiero in figura” è sempre stata rivoluzionaria nella storia, anche se ha attraversato periodi di sottomissione al potere, ma comunque l’artista ha sempre lanciato ed inviato messaggi finalizzati ad un miglioramento individuale, umano, sociale e politico. L’arte ci fa sentire parte di qualcosa, ci permette di condividere le nostre esperienze sia da artisti che da fruitori e di conoscere in tal modo la molteplicità delle nostre emozioni. L’arte coinvolge ed accomuna gli uni agli altri con un linguaggio universale.
Nota Biografica
Nata a Bari nel 1961, Anna Bracco ha conseguito il diploma di Maestro d’Arte in Ceramica e poi la maturità di Arti Applicate presso l’Istituto Statale d’Arte di Bari. Dopo la laurea in Pittura all’Accademia di Belle Arti di Bari, sotto la guida di Michele Depalma, si specializza nel restauro pittorico e lapideo seguendo specifici percorsi formativi. La sua prima personale risale al 1995, negli spazi della Galleria Comunale Pino Pascali di Polignano a Mare, ma partecipa attivamente alla vita artistica dal 1982, presentando le sue opere in varie manifestazioni nazionali. Attualmente insegna Laboratorio della Progettazione Design al Liceo Artistico di Cerignola (FG). A suo agio con la terracotta, materia prioritaria nella sua attività d’insegnamento, nella ricerca artistica adotta materiali diversi, riferibili ad altre sfere di conoscenza e di utilizzo, prima su tutte la luce.