L'artista non sciacalla: medita su ciò che vive!
La storia un artista la costruisce monograficamente, nella modalità che sia più funzionale a lui, la ripete per anni, per decenni, per la vita: è una storia personale, costruita con attenzione ai dettagli, escludendo selettivamente tutto quello che si vuole omettere o non ricordare, processo necessario per la sua sopravvivenza.
Quanti artisti s'interrogano sulla veridicità della propria storia?
Certamente la propria storia segna una continuità col tempo, consente d'interpretare il passato e valutare il presente, definisce il proprio valore, le credenze, le opinioni e anche l'attaccamento a quel che della propria ricerca si considera unico e originale.
Trovare conforto e attaccarsi alla propria storia e alla propria cultura, serve a evitare d'andare oltre e tentare di comprendere la cifra evolutiva e spirituale che abita biologicamente i linguaggi dell'arte nell'umano, a prescindere dalla sua storia personale e individuale, eppure basta l'approccio all'arte come linguaggio a smantellare tutte le certezze degli artisti, la nostra immagine cosa ha realmente a che vedere con il nostro linguaggio artistico se non limitarlo?
L'immagine che certi artisti hanno di loro, non è altro che un'ombra del passato.
L'esperienza linguistica dell'arte se fatta di meditazione, non ha passato, valutazione, credenza o giudizio, non ha nome (da tempo tento di rappresentare il linguaggio senza concettualizzarlo e legandolo alla visione, e attenzione questo non è un processo astratto, è sondare la forma senza pregiudiziali concettuali in quanto esperienza di materia), l'esperienza linguistica dell'artista esiste dentro di noi a prescindere dalle parole che la descrivono, è ciò che per noi è fondamentale: materia, energia e consapevolezza.
L'estasi è tu che mediti sul linguaggio osservandolo e il linguaggio che medita su di te.