LOBODILATTICE

Teatrini e Trasparenze

Inaugura

Giovedì, 30 Gennaio, 2025 - 18:00

Presso

Studio Lombard DCA
V.le Premuda 46

A cura di

Anna dAmbrosio

Partecipa

Claudia Maina

Fino a

Sabato, 15 Marzo, 2025 - 20:15

Teatrini e Trasparenze

Comunicato

Claudia Maina

30 jan. _14 mar
Opening 30 jan. H. 18.30

Testo critico: Anna d’Ambrosio
Luoghi di transizione e sistemi di protezione

E' tempo di bilanci e quello presentato presso lo Studio Lombard DCA di Milano in apertura della stagione espositiva 2025, si chiama “Teatrini e Trasparenze“ antologica smart dell'artista Claudia Maina alla sua seconda personale in V.le Premuda 46 a Milano.
Quella di Maina, è una mostra dai molti incipit; la prima davvero completa dell’artista.

Oltre trenta lavori, si offrono al visitatore, negli ambienti suggestivi dello Studio, a suggerire una riflessione sul concetto di trasparenza nella nostra società attuale. Trasparente è l’aria e l’acqua, trasparente è la luce, è una materia, come il vetro trasparente, che l’artista sceglie come mezzo
di espressione ed indagine. In senso figurato, possono essere trasparenti un gesto, un comportamento, un’allegoria, uno stile. Nei rapporti con gli altri, nella vita pubblica nella politica come nell’economia, trasparente è ciò che è chiaro, davvero pubblico, senza nascondimenti né segreti.

E’ stato il filosofo Byung-Chul Han a definire la nostra società occidentale la “società della trasparenza” nell’illusione di essere parte di un mondo trasparente: mettiamo tutto a nudo, abbiamo tutte le certezze ma, tutto ciò è illusorio “La società della trasparenza è una società senza poeti, senza seduzione, (.....) non è soltanto priva di verità , ma è anche priva di apparenza “. E’ l’arte che può e deve offrire spazio alla fantasia, al mistero, e darci la possibilità di vedere oltre le verità più ovvie, apparenze dimenticate e altre visioni possibili e così prende forma uno dei concetti portanti dell’esposizione:
l’idea di uno «spazio di materia» in cui le opere su scala ambientale non comportano solo «una diversa qualificazione degli oggetti, dei materiali e delle immagini che vi sono raccolti», ma si configurano come «interventi che operano sullo spazio come materia propria della creazione», con visioni affini a quelle dell’architettura, seppur applicate a contesti temporanei.
Se nell’aprile 2018 con -Vedute multiple- furono presentati disegni, bozzetti e le architetture ermetiche di vetro, miniature lignee di omini-cimice con respiro di piume della serie BedBugs World, metafora di afasia sinaptica tra individui in continuo equilibrio precario, nel nuovo progetto espositivo, in nome di una trasparenza ancora rievocata e nostalgica ecco presentate le sculture - Tempo -L’altalena -Pz- e -Red -, due incisioni della nuova serie -Soglia-, pensate appositamente per lo Studio , -Finestre,2015/2016 - serie di incisioni di vedute che l’artista esegue su lastre di vetro che proiettano il profilo del disegno sul muro, presentato a Mandelieu durante una residenza d’artista in collaborazione con Gagliardi Art System di Torino.
Concetti di soglia e di spazio, bisogno di tempo lento e dilatato, diaframma di una visione che separa e protegge in cui l’osservazione diventa attesa e meditazione ed implica l’apertura verso uno spazio ambiguo, in cui non è chiaro se al di là dell’infisso si disveli un interno molto buio o un’oscurità notturna e interiore.
Si accompagneranno opere della serie -Atrii ,2016/2017- vere contemplazioni visive in funzione di un passaggio che diventa un’attesa nel senso di apertura, accoglienza, accesso all’Altro.
Teatrini, 2025 – sette opere scultoree inedite ispirate alla tradizione dello spazio scultoreo rappresentato in spazi circoscritti e alle opere di Arturo Martini (Donna affacciata alla finestra, 1931. La veglia,1931-1932, La moglie del marinaio, 1931,-1932), di Fausto Melotti, Alexander Calder con il suo circo e di Rebecca Horn nella sua ultima produzione.

Da osservatrice a manifestante
Con -Teatrini- la dimensione espositiva si fa dinamica; la Maina a cui eravamo abituati, complice il

suo nuovo ruolo come insegnante ed educatrice, scende in piazza a manifestare.
I suoi -Teatrini- sono inaugurazioni distopiche di libertà associate a nuove forme di comportamento, mise en scene di prodotti del capitalismo pubblicitario, vere capsule di amara
consapevolezza. Le figure si muovono all’interno di uno spazio che li contiene, scatole trasparenti chiuse nel limite di materiale ferroso fatto cornice. Anche le manifestazioni e scioperi sono ricondu- cibili a un format; tutto è rappresentazione asettica e distorta, pantomima, ormai svuotata di senso. Scollamento del significato e significante, degenerazione del senso.
Con i «nuovi modi di stare nel quotidiano» la Maina, trasforma un gesto rituale di
sopravvivenza intima, in uno pubblico, collettivo e catartico fino a divenire rappresentazione.

Negazione del principio di accountability

E oggi? Cosa fare oggi che esseri microcellulari e gigantomachie del potere e della violenza politica ci spingono verso una graduale armonia della crudeltà. È urgente attivare la selezione di nuove tatti- che di sopravvivenza alla -quotidianizzazione-.
Non c'è più la trasparenza -custodia e scrigno di segreti, a sorreggere lo sguardo e tutelare le storie e la privacy, ma un -tutto fuori- privo di significato, l’humus ideale per la proliferazione di

fake news farm: un mare in piena di distorsioni, alterazioni, lontane ormai dal dato e dal salvataggio.
Il problema dei valori è perciò al centro di molti contributi, per frammenti, mentre altri fanno da scenario distopico. Non ci si riferisce ai valori in senso etico ma a quel qualcosa con cui dobbiamo fare i conti prima o poi.
Questo di Maina è un valido tentativo tramite i filtri cangianti dell’arte che sa prevedere e offrire patrimoni inversi alla disperazione, storie sincroniche concesse in spazi scritturali sempre più dilatati.
In una detonazione di contenuti, Teatrini e trasparenze, cerca la risposta dove risiede malattia e me- dicina: nell’ambiente virtuale e nelle nostre storie personali con un’educazione allo sguardo e all’osservazione attenta, quasi paranoica del dato -La cosa - che sfugge.
È così che l’artista, mentre gli spazi della cultura sono disabitati, accede come una messaggera e portavoce, nei luoghi simbolo degli anni recenti, accostati anche ad altri privati. Segregazione nella vicinanza, occasione di visioni ormai antropologiche.
Se «viene rimproverata all’arte contemporanea la capacità di cogliere il presente, forse addirittura di guardarlo, e tanto più di disseppellire il futuro», artisti come Claudia Maina, sembrano aver conce- pito le loro ricerche proprio come nodi temporali (tempo-logico) e di senso.

C’è ancora del respiro racchiuso in un’ampolla.

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