L'arte è funzione d'onda!
La coscienza dell'osservatore (che può essere o meno anche lo stesso artista), rende il linguaggio artistico umanamente universale, privo di tempo e distanze: avvicinare la coscienza determina il linguaggio dell'arte in quanto connessione universale.
Il linguaggio dell'arte ha un movimento evolutivo lento, si determina soltanto perché chi l'osteggia percettivamente muore, le nuove generazione assorbono contenuti (significati e significanti poietici) che diventano familiari.
Il linguaggio dell'arte è una funzione, un modo matematico d'esprimere una relazione, una funzione d'onda che muove dall'esperienza dell'osservatore (che può essere anche l'artista).
Giudicare il linguaggio artistico in maniere superficiale, istantanea, da social network, ne svilisce significato e narrazione, la lettura superficiale può tradursi in un post sui social letto da qualcuno, il post potrebbe essere virale e alimentare una shitstorm sull'artista, ma qualcun altro potrebbe trovare la sua negazione stimolante, calarsi in profondità e diventare un artista, riuscendo col tempo a nobilitare quel linguaggio che gli pareva ingiustamente svilito dalla massa: la lettura linguistica dell'arte è una sovrapposizione di stati, di letture di mondi non solo ipotetici, osservare l'arte è questione di funzione d'onda, che s'alimenta attraverso un numero ristretto di possibilità sempre relative a un certo osservatore!
Un quadro al chiuso, non osservato, non ha una funzione d'onda che avrebbe in relazione alla fruizione di un osservatore che interagisce con esso, e lo mostra presentandolo a un altro, quante volte l'arte è stata offesa dall'osservatore superfluo?
Sovente è superfluo anche lo sguardo dello stesso artista: l'arte contemporanea è una semplice questione di processi simultanei, c'è un mondo dove l'impressionismo non c'è mai stato, Caravaggio non è mai nato e Van Gogh e Modigliani sono stati celebrati in vita più di Picasso.