Faustino Bocchi | L'arrivo della sposa
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Faustino Bocchi | L'arrivo della sposa
Comunicato
Una grande commedia buffa destinata a finire con un sorriso, così è L’arrivo della sposa capolavoro di Faustino Bocchi, che sarà esposto in magnifica solitudine da Caiati Old Masters nel prossimo mese di marzo.
Bocchi, universalmente riconosciuto come il maestro italiano della pittura “caricata”, fu autore di garbate “bambocciate”, dalle quali emerge un’ironia bonaria del tutto assente nelle opere dei coevi maestri fiamminghi, che ottennero largo consenso in una committenza colta, facoltosa e molto spesso nobile, lo confermano alcune sue opere per la corte toscana oggi conservate a Palazzo Pitti, come altre lo sono a Palazzo di Montecitorio e, come non poteva essere, sono alla pinacoteca Tosio Martinengo di Brescia.
Nonostante il largo successo che ottenne in vita, Faustino Bocchi che pare non essersi mai allontanato da Brescia, mantenne quello che oggi potremmo definire un basso profilo continuando a lavorare, coadiuvato dai fratelli, nella sua bottega che in breve tempo divenne un luogo d’incontro di amici, collezionisti ed estimatori dei suoi lavori, per dialogare e ascoltare musica.
L’arrivo della sposa, affollato con proporzioni paradossali da creature rappresentate con grande attinenza alla realtà, è una garbata e ironica rivisitazione della società settecentesca, delle sue bizzarrie, dei suoi eccessi, che in questo dipinto paiono diretti alla Venezia esuberante d’inizio Settecento, come suggeriscono alcuni dettagli che caratterizzano i personaggi, ma non solo.
Le “chopine” dall’alta zeppa della sposa e delle altre dame, il corteo di gondole, la tavolozza ricca di toni morbidi e luminosi, di luce tersa e di giochi di trasparenze, sono tutti elementi che portano a riferire il dipinto all’attività settecentesca del Bocchi, al suo periodo migliore quando la composizione era un insieme assai ben orchestrato di episodi.
La grande qualità e le dimensioni ragguardevoli (cm 108 x 182) suggeriscono una committenza importante che, con ogni probabilità, la destinava a una grande sala di una villa di campagna piuttosto che a un’abitazione cittadina, ambientazione suggerita anche dalla scenografia stessa della narrazione: un’affollata scena pastorale, tra campagna e mare, di un universo contadino lillipuziano.
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