Marlen Afef Altodè
Marlen Afef Altodè nasce nel 1976 e vive a Salerno a partire dai primi anni ’80.
Medio - piccola città marittima dell’Italia meridionale, Salerno lo risucchia fin da adolescente in un cieco circuito lavorativo capace di effimere opportunità. Marlen non rimane mai inoperoso, reinventandosi quando occorre per ricavarsi uno spazio in una società dagli apparenti ammiccamenti, ma in realtà priva di capacità evolutiva.
E’ in questo clima che l’autore matura le sue prime esperienze muovendosi, con vago fastidio, più che altro nel mondo della notte: cameriere in disco-pub, barman, buttafuori … Per reazione a questo circuito, prova anche ad impiegarsi presso una fabbrica di tessuti, ma gli automatismi richiesti lo rendono intollerante e claustrofobico.
Comincia così, nel ‘96 , ad affacciarsi nel mondo delle investigazioni private. Le sue esperienze in questo settore cominciano ad intensificarsi. Lui vive con profonda partecipazione il dissidio interiore che scaturisce da un’attività che richiede invisibilità, accortezza e brutale intromissione nel privato degli investigati. Al di fuori di quest’ambito, quindi, comincia a costruirsi i mezzi necessari a dar forma alla sua espressività. Emerge la sua urgenza alla creazione artistica, valvola di sfogo per la sua sensibilità. Ritaglia i suoi spazi per dedicarsi alla musica: in un primo momento come chitarrista in una cover-band; successivamente come ideatore di un programma radiofonico creato per la promozione e la diffusione di gruppi musicali emergenti. Diverse puntate vanno in onda in varie emittenti locali, ma è costretto ad interrompere sia a seguito di una serie di difficoltà pratiche, sia a causa dell’impossibilità di continuare a profondere l’energia necessaria che deve spartire con i suoi impegni professionali. La sua attività di investigatore, infatti, prosegue. Anzi evolve e sfocia in continue specializzazioni per tutto ciò che inerisce la sicurezza. Quanto più il suo lavoro lo porta ad essere preciso, accorto, misurato, osservatore finissimo, tanto più la sua esigenza espressiva - costretta in un rigore autoimposto - reclama il proprio spazio. E’ per rispondere a questo richiamo che studia grafica presso la “Edp Key” di Salerno e presso l’”Ilas” di Napoli, impossessandosi in questo modo degli strumenti necessari per approcciarsi alla creazione digitale.
Nel frattempo apre un negozio di oggettistica e complementi d’arredo etnico che da un lato lo assorbe fino a spossarlo, dall’altro lo mette a confronto con un’esteticità figurativa primordiale ed istintuale. Questa full immersion non può lasciarlo indifferente e, quasi senza accorgersene importa da quella materialità fatta di legni, sculture in pietra, tele ad olio e monili d’argento, un’impronta stilistica che traduce nella creazione grafica. Come in “Factotum” di Bukowski, tutto il vissuto contribuisce a dar vita ad un risultato “altro” che muove i suoi passi in maniera indipendente e sganciata dalla sua fonte. Nasce l’alter ego: Marlen Afef Altodè. Marlen dà forma alle emozioni attraverso tratti essenziali e puntuali, morbidi e sinuosi, ingenui ma definiti ed entusiasmati da toni decisi ed energici. Usa il tratto grafico come schegge di immediatezza espressiva. Affida ai contrasti cromatici vivi e quasi stridenti, il compito di rappresentare l’interezza del sentimento che ispira la composizione. Marlen riesce a far propria la lezione del cubismo e del minimalismo, dando forma a opere di grande sintesi d’insieme. Allo stesso tempo i suoi lavori restituiscono un mondo onirico e allucinato capace di scavare nelle profonde contraddizioni dell’inconscio. Non ha importanza la rappresentazione della realtà, l’importante è dar voce a tutte quelle pulsioni interiori che si agitano in noi inascoltate. Questo linguaggio dall’apparenza semplice, possiede una tale immediatezza da riuscire a raggiungere il tasto emozionale di qualsiasi fruitore. E’ capace di una versatilità d’intenti da prestarsi tanto alla mera contemplazione, tanto all’utilizzo dei suoi tratti peculiari nell’industria del design e della pubblicità. Il lavoro di Marlen racchiude in sé tutto il complesso mondo della comunicazione, visiva e strumentale, di cui è costituito questo primo decennio degli anni duemila.